Ciao a tutti! Sono la vostra Strega Meroe di ritorno da un lunghissimo viaggio tra i vari mondi. Ho tantissime cose da raccontarvi 🙂 Non vedo l’ora di farvi scoprire e vivere tutte le avventure misteriose in cui mi sono imbattuta durante questa assenza: principesse, streghe, fantasmi e un vampiretto molto simpatico.

Ora però veniamo a noi! Visto che si sta avvicinando carnevale, vorrei parlarvi del mio amico Arlecchino, un demone mio amico 🙂

L’origine del personaggio di Arlecchino è molto antica, legata alla ritualità agricola: si sa per certo, infatti, che Arlecchino è anche il nome di un demone ctonio, cioè sotterraneo. Già nel XII secolo, Orderico Vitale nella sua “Storia Ecclesiastica” racconta dell’apparizione di una familia Herlechini, un corteo di anime morte guidato da questo demone. E allo charivari sarà associata la figura di Hellequin. Un demone ancora più noto con un nome che ricorda da vicino quello di Arlecchino è stato l’Alichino dantesco che appare nell’Inferno come membro dei Malebranche, un gruppo di diavoli incaricati di ghermire i dannati della bolgia dei barattieri che escono dalla pece bollente. La maschera seicentesca evoca il ghigno nero del demonio presentando sul lato destro della fronte l’accenno di un corno.

 

Il vestito di Arlecchino di Gianni Rodari

Per fare un vestito ad Arlecchino
ci mise una toppa Meneghino,
ne mise un’altra Pulcinella,
una Gianduja, una Brighella.

Pantalone, vecchio pidocchio,
ci mise uno strappo sul ginocchio,
e Stenterello, largo di mano
qualche macchia di vino toscano.

Colombina che lo cucì
fece un vestito stretto così.
Arlecchino lo mise lo stesso
ma ci stava un tantino perplesso.

Disse allora Balanzone,
bolognese dottorone:
“Ti assicuro e te lo giuro
che ti andrà bene li mese venturo
se osserverai la mia ricetta:
un giorno digiuno e l’altro bolletta!”.


Lascia un commento