Dopo l’arrivo di Darvulia, nel castello non ci furono più che pianti e litigi.

“La contessa sanguinaria” di Valentine Penrose

STREGA MEROE Tante sono le storie che circondano questo magnifico luogo. Storia e leggenda si fondono in un turbinio di emozioni. La natura è la somma regina incontrastata. In molti mi hanno chiesto perché sono voluta andare proprio al Castello di una mia collega strega dal destino infausto, ed io ho risposto: “Ricordo un tempo quando il castello era ricco di musica e sfarzi, dove tutto brillava grazie alle delicate luci di candela e tutto profumava di  dolce incenso”.  Sembra strano, ma Erzsébet era una pioniera dell’antica magia e mi è sempre stata amica. Mi dispiace che in questo presente, venga ricordata solo per le sue torture o rituali di sangue, se così è stato. Era una ragazza energica e ribelle, sapeva quello che voleva e il suo castello era bellissimo quasi quanto lei!

Per sapere di più riguardo Erzsébet vi invito a leggere l’articolo a lei dedicato, disponibile qui.

Se dovessi consigliarvi un viaggio, vi direi.. andate, scoprite quei luoghi ancora ricchi di magia e in quella tranquillità fatevi coccolare dai gentili paesani, sempre pronti ad aiutarvi con un sorriso disinteressato sul viso.

Ora vi dirò di più sul mio viaggio invernale a cavallo della mia fidata scopa Evi  

Prima di partire vi consiglio una lettura ed un film che vi porterà direttamente in quei luoghi e vi staranno accanto quando camminerete in mezzo a quei boschi immortali.

Il libro si chiama “La contessa nera” di Rebecca Johnes edito da Garzanti Editore. Il libro tratta delle vicende di Erzsébet e ci mostra i lati più svariati di questa antieroina della storia.

“Ungheria, 1611. L’alba illumina l’imponente castello di Csejthe. Nella torre più alta, una donna completamente vestita di nero è sveglia da ore. Murata viva in una stanza fino alla morte: così ha decretato il conte palatino. Ma la contessa Erzsébet Bàthory non ha nessuna intenzione di accettare supinamente il destino che le viene imposto. Non l’ha mai fatto nella sua vita..”

Il film è “Bathory” di Juraj Jakubisko e seppur non sia stato doppiato in italiano, merita di essere visto per la poesia dei discorsi e per la regia  ben fatta.

“Come i vichinghi, credeva che fosse possibile rimanere per sempre giovani
purificando l’anima nel fuoco per poi incarnarsi in un altro corpo.
Ottenne quello che aveva desiderato, quando dette fuoco al suo castello.

“Erzsébet: Arnica?
Arnica: Io sono Erzsébet. Tu sei Arnica.
Erzsébet: Non voglio morire tra le fiamme come te!
Arnica: Se muori adesso, rimarrai giovane per sempre!”

PARTENZA

Il viaggio è stato burrascoso sulla scopa, la neve era tantissima e i paesaggi erano colorati da un velo bianco e prima di giungere al castello andai a farmi una passeggiata tra le colorate luci di Praga. Lì andai a cercare ambre dai mille colori e pozioni alchemiche per arrivare al meglio alla vecchia corte di Erzsébet! Se non erro, vista la mia veneranda età, era verso gennaio del 2016 e vi assicuro che l’aria era tagliente come coltelli affilati! ma dato che io amo tanto il freddo mi sono messa subito in cammino e giunsi a notte inoltrata nel bel paesino di Čachtice. Era buio ma riuscì a vedere le piccole casette tutte attorno alla piazza e al centro una bellissima statua in legno raffigurante la Contessa.

ARRIVO

Da come ricordavo il paesino, 500 anni fa, le case erano cambiate ma mantenevano sempre la stessa piacevolezza. Le luci disegnavano aggraziate sagome sulla neve e tutto profumava d’inverno. Prenotai i giorni prima, grazia ad una scatola magica, una stanza all’Hotel Palatín situato  a 1 km dal Castello di Erzsébet più precisamente in via Malinovského 31 e ad attendermi ci fu il gentile proprietario. Vedendomi stanca dal viaggio, mi portò a rifocillarmi nel pub di sua gestione, dove la moglie gentilissima mi diede da bere dell’ottima birra e nel mentre mi mostrò i piccoli gadget tanto di moda in questa era. Spille, calamite, matite, succhi di ciliegia, vini rossi, dolci tipici, tutti con rappresentazioni di Erzsébet.

Presa dalla stanchezza andai all’Hotel che si trovava proprio in piazza dove la grande scultura della Contessa osservava silenziosa, circondata da piccoli negozi e ristoranti. Entrando nella hall dell’hotel mi ritrovai in un’ambiente piccolo ma meraviglioso. Stucchi ben lavorati, lampadari elegantissimi, quadri ad olio sulle pareti, ed una elegante scalinata che conduceva alle camere. Contenta di questa bomboniera tra le montagna entrai in camere e anche lì non rimasi delusa: televisore, wi-fi, un bel bagno grande e pulito e cosa non da poco un bel terrazzo per salutare la mia amica scopa Evi che dormiva proprio sotto di me. Felice mi addormentai tra i piumoni soffici del Palatìn, aspettando l’arrivo del sole che mi avrebbe condotto nei miei antichi ricordi.

ARRIVO AL CASTELLO

Il giorno seguente mi risvegliai coccolata dal calore della stanza e notai che non stava più nevicando. Presi la mia mantellina e partii per il castello a cavallo della mia scopa! Volai per un bosco addormentato, dove il ghiaccio e la neve avevano creato sculture su ogni parte della strada e degli alberi. Tutto era silenzioso attorno e salendo sempre di più vidi l’enorme castello immerso dalle nebbie. Non vi era più il nobile castello che conoscevo, ma al suo posto c’erano poche delle rovine, svettanti sul dorso di una collina disabitata. Entrai dall’enorme ingresso e un simpatico ragazzo mi fece accomodare. Sinceramente non immaginavo che delle persone si fossero avventurate fuori di casa con 2 metri di neve! ma questa cosa mi rubò un sorriso. La nebbia nata dalle montagne svaniva quasi per magia e ad ogni “respiro del vento” nuove forme emergevano quasi per incanto. La torre dove Erzsébet fu imprigionata mostra ancora la sua sinistra ombra. Camminai per il castello e a malincuore rividi le stanze che mi ospitarono e il giardino dove i figli di Erzsébet giocavano. Mi dissero che alcuni cunicoli erano testimoni di antichi terrori ma io continuai fino al punto più alto del castello per ammirare quel paesaggio sublime. Visitai al suo interno il piccolo allestimento storiografico nel quale i cittadini di Čachtice raccontavano la storia della Contessa Sanguinaria e da li compresi che nonostante le tragedie, il male che avesse fatto e viceversa Erzsébet era ancora là.

RITORNO A CASA

A malincuore lasciai quelle antiche rovine per tornare nel paesino, e andai alla chiesa di San Ladislao, del XIV° secolo, per andare a salutare le spoglie di Erzsébet ma dei signori mi dissero che nessuno ha mai trovato la sua tomba e che nessuno conosce la sua vera posizione. Quando me ne stavo per andare in lontananza notai  tre pannelli lignei appartenuti al castello di Čachtice e quella scoperta mi fece felice, non tutto venne perduto.

Facendo pochi passi andai alla casa padronale di Erzsébet Báthory, detta anche maniero Draškovič (Draškovičov kaštieľ), ad oggi è diventata la sede di una mostra del Museo di Trenčín incentrata sulla storia ed etnografia di Čachtice e dei suoi dintorni. Al suo interno ci sono moltissimi oggetti antichi, sono esposti anche reperti che documentano le tradizioni culturali e folkloristiche locali sotto il Castello di Čachtice. In esposizione una collezione di armi storiche, documenti dell’epoca, componenti di abbigliamento e gioielli, la raccolta dei ritratti dei membri dei clan aristocratici e di piccoli proprietari terrieri locali, oltre a reperti storico-archeologici ritrovati durante i lavori di ristrutturazione. Dall’agosto 2008 è stata aggiunta la mostra “Alžbeta Báthoryová – Krutosť ukrytá v čipkách” (La crudeltà nascosta tra i pizzi) che presenta la ricostruzione degli abiti di Erzsébet Báthory sulla base delle rappresentazioni contemporanee. Tutto parlava di lei  a Čachtice e seppur in passato era stata odiata, ad oggi è la contessa-vampiro più conosciuta nella storia. A malincuore salii sulla mia amica scopa Evi e salutando la mia vecchia amica mi diressi verso nuovi luoghi e nuove leggende.

COME ARRIVARCI

Čachtice è situato nella regione nord-occidentale della Slovacchia,  nella regione di Trenčín. Ciò che rimane del castello oggi sono le rovine.  Il castello fu distrutto da un incendio nel 1708 e fu l’inizio della sua fine. Nessuno lo fece riparare, fino a quando venne abbandonato a seguito di un successivo rogo nel 1799. Il castello allora e oggi osserva dall’alto i piccoli paesini di Čachtice e Visnove. Nella regione durante i mesi invernali i collegamenti si fanno difficili per la neve, ma le strade  sono pulite e rendono il luogo raggiungibile. Per raggiungere Cachtice oggi si può viaggiare fino a Bratislava, Ryanair e Alitalia, sono tra le compagnie con il maggior numero di voli, e magari affittare un automobile presso il servizio Europcar fino al sito, la distanza non è molta, oppure servirsi della linea ferroviaria che fa stazione direttamente a Visnove ai piedi del castello.

 

 

 


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