« Il destino l’ha posta simbolica Regina di questo secolo,
perché con esso viva la sua vita e muoia la sua morte. »
(Stefan Zweig, Maria Antonietta – Una vita involontariamente eroica)
Maria Antonietta è una delle dame della storia più amate e conosciute, sia per la propria bellezza e carattere, sia per la tragica fine avvenuta sulla ghigliottina durante la rivoluzione francese. Prima di parlarvi di questa enigmatica figura vi consiglio di leggere: “Il diario segreto di Maria Antonietta” di Carolly Erickson, edizione Mondadori.
“Parigi, ottobre 1793: Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI e regina di Francia, è stata condannata a morte dal Tribunale rivoluzionario e attende di essere giustiziata. Unica consolazione di questi giorni di angoscia e solitudine è la possibilità di scrivere e annotare pensieri ed eventi in un quaderno, come ha fatto da quando aveva tredici anni. Prima di essere condotta al patibolo, lascia nella sua cella il diario in cui ha raccolto gli episodi salienti e i piccoli fatti quotidiani della sua vita. Attraverso la forma del diario Carolly Erickson ricostruisce l’avventura umana e sentimentale di Maria Antonietta, penetrando nella sua psicologia e cogliendone gli aspetti più intriganti e meno noti e descrive eventi e personaggi che giocarono un ruolo significativo non solo nella sua vita privata ma anche nelle vicende di quei decenni cruciali. Ecco allora la lunga storia d’amore con il diplomatico svedese Axel Fersen, che mette a repentaglio la propria incolumità nel vano tentativo di salvarla; la triste vicenda del primo figlio maschio, Luigi Giuseppe, affetto da una malformazione alla schiena e destinato ad una morte precoce; la terribile notte in cui la folla parigina irrompe nel palazzo reale con l’intenzione di uccidere lei e la sua famiglia; il drammatico tentativo di fuga; la cattura e la prigionia; lo strazio della morte del marito, ucciso dalla ghigliottina, e la separazione dal secondo figlio ed erede al trono, Luigi Carlo, strappatole dalle braccia dai rivoluzionari”.
Per gli amanti del cinema invece propongo diversi film per confrontare questa enigmatica figura:
- Marie Antoinette è un film del 2006 diretto da Sofia Coppola. La pellicola rilegge in chiave pop la vita di corte di Maria Antonietta, sposa di Luigi XVI, re di Francia, dal suo difficile ingresso a Versailles nella primavera del 1770 sino allo scoppio della rivoluzione e al suo trasferimento al Palazzo delle Tuileries il 6 ottobre 1789.
- Marie Antoinette regia David Grubin, Usa-Francia 2006 film documentario.
Ovviamente ci sono numerosi film e libri che trattano la figura eterna della regina Maria Antonietta ma a mio gusto, questi sono i migliori.
Qui vi cito una breve filmografia:
MARIA ANTONIETTA
« Una donna che non aveva se non gli onori senza il potere; una principessa straniera, il più sacro degli ostaggi; trascinarla dal trono al patibolo, attraverso ogni sorta d’oltraggi… Vi è in ciò qualcosa di peggio del regicidio. » (Napoleone a proposito della morte di Maria Antonietta)
Il 2 novembre del 1755 l’imperatrice d’Austria Maria Teresa d’Asburgo dà alla luce il suo quindicesimo figlio: una bambina che avrà il nome di Maria Antonia. Il suo futuro sarà legato alle alternanze del potere politico in Europa: il re di Prussia, nemico degli Asburgo, firma un trattato con l’Inghilterra; in risposta, l’imperatrice Maria Teresa si prepara a stringere un’alleanza con il re di Francia. Maria Antonia non ha ancora 14 anni quando è promessa in sposa al nipote ed erede di Luigi XV. Nell’aprile del 1770, lascia per sempre l’Austria alla volta della Francia, dove diverrà Maria Antonietta.
Luigi, erede al trono di Francia, è cresciuto diffidando degli austriaci, come la maggior parte dei suoi connazionali, ed è tutt’altro soddisfatto della decisione che suo nonno ha preso per lui. Ma deve inchinarsi alla ragione di stato, e sposare Maria Antonietta. La cerimonia è fastosa, ma il matrimonio non dà i frutti voluti: l’imperatrice Maria Teresa viene informata dall’ambasciatore austriaco che il matrimonio non è stato consumato, e che di ciò è ritenuta responsabile sua figlia. Alla corte di Parigi si mormora, infatti, che Maria Antonietta pensi solo a divertirsi, trascurando i propri doveri matrimoniali. Ha reputazione di persona frivola e superficiale, disposta a seguire ogni moda stravagante che giunga a Parigi.
Anche l’amicizia con la sua dama di compagnia diviene uno dei pettegolezzi preferiti a corte: la loro intimità, unitamente al mancato arrivo di un erede, alimenta le dicerie sui suoi costumi. In realtà, Luigi non può avere rapporti sessuali a causa di una malformazione fisica, che un intervento chirurgico correggerà solo anni più tardi.
Nel 1774, Luigi XV è colpito dal vaiolo. Alla sua morte, Maria Antonietta e il marito diventano i nuovi sovrani di Francia. Il delfino, ora re con il nome di Luigi XVI, si adopera per soddisfare le richieste della moglie, alla quale permette di vivere da sola nel Petit Trianon, nei giardini di Versailles. Lo sfarzoso stile di vita che Maria Antonietta vi conduce è molto lontano da quello del popolo francese.
All’inizio del regno di Luigi XVI, la regina viene informata che è interrotto l’approvvigionamento del pane, alimento base del sostentamento dei contadini. La frase celebre che le viene attribuita testimonia assai bene l’ostilità che la circonda. Si tratta di una falsità: Maria Antonietta è ben consapevole dell’importanza di mostrare interesse per i problemi del popolo. Ciò, d’altra parte, non significa che se ne preoccupi davvero. Se il popolo non l’ama, molti a corte la detestano, a causa dell’influenza che ha acquistato su Luigi XVI e del potere che gliene deriva.
Dopo otto anni di matrimonio, e quando Luigi si è finalmente sottoposto ad un’operazione chirurgica, Maria Antonietta rimane incinta. Il 18 dicembre 1778, dà alla luce una bambina. Nel 1781 arriva anche il sospirato erede maschio. Frattanto, la situazione finanziaria dello stato si fa sempre più grave. Così, quando Maria Antonietta ordina la costruzione di un costosissimo villaggio con otto cottage e una fattoria nei suoi giardini privati al Trianon, il risentimento nei suoi confronti raggiunge l’apice, rendendola il capro espiatorio di tutti i problemi del paese.
Nel rigido inverno tra il 1788 e il 1789, Versailles è colpita da un’altra tragedia: il figlio maggiore di Maria Antonietta, l’erede al trono di Francia tanto atteso, si ammala di tubercolosi e muore. In primavera, mentre i sovrani sono ancora sconvolti dal dolore, la situazione politica precipita: i membri eletti degli Stati Generali costituiscono l’Assemblea Nazionale e, sfidando l’autorità assoluta del re, giurano di non sciogliersi finché la Francia non avrà ottenuto una costituzione. La situazione sfocia in rivolta il 14 luglio 1789, quando il popolo di Parigi insorge contro la monarchia. Mentre i rivoltosi prendono d’assalto la Bastiglia, Maria Antonietta cerca invano di convincere il re che è arrivato il momento di usare la forza.
Il popolo di Parigi insorge di nuovo in ottobre. Questa volta le donne parigine marciano su Versailles. Maria Antonietta fugge dal Petit Trianon, che non rivedrà più. All’alba del giorno seguente, è preso d’assalto il palazzo reale. Maria Antonietta riesce a fuggire attraverso un passaggio segreto, sottraendosi al linciaggio. Braccati e spaventati, il re e la regina si rifugiano nel palazzo abbandonato delle Tuileries. Vi resteranno, di fatto prigionieri, per 18 mesi, durante i quali la situazione peggiora di giorno in giorno.
La notte del 20 giugno 1791 Maria Antonietta e la famiglia reale tentano la fuga, lasciando Parigi nel più gran segreto. Ma il loro piano va in fumo: sono riconosciuti e bloccati nella cittadina di Varenne.
Nel settembre del 1791, Luigi XVI è costretto ad accettare la costituzione, nonostante l’opposizione della regina. Intanto, Maria Antonietta in segreto chiede aiuto ai sovrani stranieri, sperando di intimidire i radicali con la minaccia di un intervento armato. In aprile l’Austria e la Prussia dichiarano guerra alla Francia. Incautamente, mentre a Parigi infuria la rivolta, il duca di Bruswick, comandante delle truppe prussiane, minaccia l’invasione e la distruzione di Parigi nel caso in cui qualcuno attenti alla vita del re e della regina. In questo modo, firma la condanna a morte della monarchia. All’alba del 10 agosto 1792, ventimila parigini circondano il palazzo reale. Luigi XVI è conscio che ogni resistenza è inutile e lascia il palazzo alla testa del misero corteo della sua famiglia e dei suoi ministri. La famiglia reale viene portata nel Tempio, una fortezza medievale che diventa la sua prigione.
Nella disgrazia, Luigi XVI e Maria Antonietta si riavvicinano. Ma all’esterno il popolo di Parigi è in tumulto. Mossi dalla paura di una controrivoluzione, gli animi dei parigini si infiammano. Nel settembre 1792, 1.400 nobili sono massacrati. Nello stesso mese, l’esercito rivoluzionario sconfigge i prussiani nella battaglia di Valmy. Non più impauriti dalla minaccia di un intervento straniero, i rivoluzionari abbattono la monarchia e fanno nascere la Repubblica Francese. Viene scoperta la corrispondenza segreta di Luigi XVI, che fornisce la prova che il re ha tentato di soffocare la rivoluzione. Ora non ci sono più dubbi sul fatto che sarà processato.
Il re di Francia Luigi XVI viene ghigliottinato il 21 gennaio 1793. Il 1 luglio la regina viene separata dal figlio, rinchiuso in un’altra parte della prigione. Quando Marat, uno dei capi della rivoluzione, viene trovato assassinato nella sua vasca da bagno, il popolo di Parigi chiede vendetta. Maria Antonietta viene trasferita alla Conciergerie, la prigione tristemente nota per ospitare i condannati a morte prima della ghigliottina. Il verdetto del processo a cui viene sottoposta è scontato: il 16 ottobre 1793 Maria Antonietta viene ghigliottinata.
Questo breve riassunto mostra una linea semplificata della regina Maria Antonietta ma mille eventi hanno scalfito la sua anima:
- IL MISTERO DELLA COLLANA: La collana di diamanti al centro dello scandalo. Il suo costo era di 1.600.000 livres, pari a circa 500 kg d’oro. Nel 1785 la regina, che aveva cominciato a cimentarsi come attrice nel teatro del Petit Trianon, decise di mettere in scena la famosa commedia Il barbiere di Siviglia di Beaumarchais. Il 12 luglio, mentre era impegnata nelle prove, Boehmer, il gioielliere di corte, le mandò un biglietto, in cui la ringraziava per aver comprato una collana e le ricordava l’approssimarsi della prima rata del pagamento. Maria Antonietta, che non comprese quel biglietto, pensò che fosse inutile conservarlo e lo bruciò.La verità sulla questione venne alla luce poco dopo. Boehmer era convinto di aver venduto alla regina una collana di diamanti, con in veste di garante il cardinale di Rohan, uomo particolarmente inviso a Maria Antonietta e a cui la regina non rivolgeva la parola da più di un decennio. Il 15 agosto 1785, poco prima che si svolgesse la messa per l’Assunzione, Rohan fu privatamente interrogato sulla vicenda di fronte al re e alla regina, poi fu arrestato davanti ai cortigiani nella Galleria degli Specchi. Prima di essere preso in custodia, Rohan riuscì a far distruggere dai suoi servitori tutte le carte compromettenti, e solo pochi documenti rimasero intatti. Alcuni giorni dopo venne rinchiuso alla Bastiglia. Dalle indagini fatte svolgere dalla corona risultò che il cardinale, cercando di ottenere i favori di Maria Antonietta, era stato ingannato dalla contessa Jeanne Valois de La Motte, che fu arrestata e condotta alla Bastiglia. Da tempo la contessa era riuscita a convincere Rohan di essere un’amica intima della regina, grazie a una lunga corrispondenza fasulla e a un incontro, avvenuto di notte nei giardini di Versailles, con una prostituta travestita da Maria Antonietta.[73] La contessa de La Motte, venuta a sapere del gioiello di Boehmer, era riuscita a far comprare al cardinale la collana e a farla finire nelle proprie mani. Il monile, smontato in più pezzi, fu venduto a Londra dal marito della contessa.Il 25 agosto Maria Antonietta volle che tutta la faccenda fosse giudicata pubblicamente, per dimostrare all’opinione pubblica di essere innocente. Il processo durò a lungo, sino al 31 maggio 1786. Rohan, pur essendo colpevole di lesa maestà, venne assolto, e tutte le accuse riportate contro di lui vennero dichiarate non sussistenti. Il parlamento di Parigi mostrò che osava sfidare l’autorità reale. La contessa de La Motte, invece, fu condannata a essere marchiata pubblicamente come ladra e a essere rinchiusa a vita nel carcere della Salpêtrière. L’assoluzione di Rohan non fu gradita dalla corte di Versailles e il re esiliò il cardinale. Maria Antonietta, profondamente scossa, si rese conto di quale immagine avesse di lei l’opinione pubblica: una perfida donna, dilapidatrice delle casse dello Stato, che manipolava il sovrano per gli interessi dell’imperatore austriaco e lo tradiva come marito per soddisfare i suoi istinti lussuriosi.
- Alla regina Maria Antonietta i libelli attribuirono innumerevoli amanti, sia uomini sia donne. L’unica relazione plausibile, platonica o fisica che fosse, fu quella con il conte svedese Hans Axel von Fersen, che non comparve nei famosi pamphlets scandalistici. Fersen, secondo figlio di un importante diplomatico svedese, aveva diciotto anni quando conobbe a un ballo in maschera la delfina Maria Antonietta, sua coetanea. Da allora il conte Fersen tornò regolarmente a Versailles, dove fu ricevuto con particolare cortesia, ma nel suo diario non citò altre conversazioni con Maria Antonietta, impegnata con l’allestimento dell’Ifigenia in Aulide di Gluck. Il 12 maggio 1774, due giorni dopo la morte di Luigi XV, Fersen partì per l’Inghilterra, interessato a contrarre matrimonio con un’ereditiera. Sfumato questo possibile matrimonio, Fersen decise, nel 1778, di dedicarsi alla vita militare e, dal momento che suo padre era stato a servizio sotto Luigi XV, il conte tentò la fortuna con Luigi XVI.Il 25 agosto 1778 Maria Antonietta, tra la folla di gente che le veniva presentata, riconobbe il conte che aveva incontrato quattro anni prima. Fersen cominciò a frequentare la corte e l’affetto tra lui e la regina, allora incinta di Madame Royale, divenne evidente e a palazzo cominciarono a spargersi delle maldicenze sull’inclinazione della sovrana per il conte. Quest’ultimo, che, nonostante il favore di cui godeva, voleva perseguire le sue ambizioni militari, decise di imbarcarsi per l’America e combattere in nome della causa della rivoluzione americana, appoggiata dal re di Francia. Il conte Fersen tornò a Versailles nel 1783, quattro anni dopo la sua partenza. I possibili matrimoni di convenienza che stava perseguendo andarono a vuoto e alla propria sorella scrisse che non si sarebbe mai sposato, perché non avrebbe mai potuto avere la sola donna che realmente desiderava, Maria Antonietta. La regina ottenne per lui la creazione del reggimento francese dei Royal Suédois (gli svedesi reali) e, dal 1785, Fersen si trasferì definitivamente in Francia. Fino alla rivoluzione rimase a fianco della famiglia reale ed ebbe un ruolo fondamentale nella fuga a Varennes. Anche dopo cercò invano di aiutare i reali negli anni più bui della rivoluzione.
- Dopo la morte del re, la vedova Capeto, come veniva adesso chiamata Maria Antonietta, visse per alcuni mesi in isolamento al Tempio, assieme alla figlia Maria Teresa, alla cognata Elisabetta e al delfino, che dopo la morte del padre era divenuto per i legittimisti Luigi XVII, re di Francia e di Navarra. In questo periodo un generale monarchico, il cavaliere de Jarjayes, riuscì a entrare nel Tempio e a proporre un piano di fuga alla regina, ma Maria Antonietta non voleva lasciare i suoi figli e rifiutò di scappare. Luigi Carlo fu separato dalla famiglia il 3 luglio, su ordine della Convenzione. Maria Antonietta si oppose strenuamente ai municipali e cedette solo quando minacciarono d’usare la violenza, come riportò in seguito la figlia. L’educazione di Luigi Carlo fu affidata ad Antoine Simon, un ciabattino analfabeta. Il compito dell’uomo fu quello di plagiare il bambino, in modo da metterlo contro la madre e utilizzarlo come arma al processo di Maria Antonietta.Il 6 ottobre Luigi Carlo firmò una dichiarazione in cui accusava la madre di averlo iniziato a pratiche masturbatorie e incestuose.Maria Antonietta fu trasferita nella prigione della Conciergerie il 2 agosto 1793. L’ex-regina, molto malata e sofferente a causa di gravi emorragie, trovava conforto nella lettura e nelle cure di Rosalie Lamorlière, la cameriera del carceriere, che si occupò di lei. Durante la prigionia alla Conciergerie fu organizzato un nuovo piano di fuga dal cavaliere di Rougeville, ma anche questo si rivelò fallimentare. Alla Convenzione si accumulavano petizioni che chiedevano l’esecuzione capitale dell’ex-regina e, il 5 ottobre, venne pronunciato un discorso contro di lei: venne detto che era «la vergogna dell’umanità e del suo sesso». In uno degli interrogatori preliminari venne fatta una chiara allusione al suo capo d’accusa: l’alto tradimento. Le venne chiesto se avesse insegnato lei “l’arte del dissimulare” al consorte, con la quale il re aveva ingannato il popolo di Francia. Maria Antonietta rispose: «Sì, il popolo è stato ingannato, è stato crudelmente ingannato, ma non da mio marito o da me». L’ex-regina continuava a credere nei precetti della monarchia assoluta, voluta da Dio, e, secondo questa logica, chiunque osasse ribellarsi a essa era da considerarsi un criminale da mettere a morte. La logica monarchica e quella della rivoluzione erano assolutamente inconciliabili. Nonostante avesse in quel periodo trentotto anni, Maria Antonietta apparve in tribunale notevolmente invecchiata e irriconoscibile; evidenti erano: il fisico esile, capelli bianchi e viso emaciato. Il 14 ottobre, portata davanti al Tribunale rivoluzionario, venne paragonata alle malvagie regine dell’antichità e del Medioevo: l’accusa la volle presentare come la responsabile di tutti i mali della Francia, sin dal suo arrivo nel paese. Le vennero mosse fondamentalmente tre accuse: «esaurimento del tesoro nazionale», «intrattenimento di rapporti e corrispondenza segreti» con il nemico (l’Austria e i filomonarchici) e «cospirazioni contro la sicurezza nazionale ed estera dello Stato». Era evidente che la donna veniva processata per alto tradimento.I testimoni erano quarantuno ed erano stati tutti prodotti dall’accusa perché denigrassero Maria Antonietta, che venne accusata di complotti d’assassinio, falsificazioni di assegnati, proditoria rivelazione di segreti ai nemici francesi.La regina si difese con vigore e non venne mai sorpresa a mentire o contraddirsi. Il deputato Jacques-René Hébert presentò alla corte un’accusa di incesto contro Maria Antonietta, che le sarebbe stata intentata da suo figlio, che aveva allora appena otto anni. La regina rimase impassibile, sino a quando non le fu nuovamente domandato di rispondere. Visibilmente agitata, alzandosi in piedi, esclamò: «Se non ho risposto, è perché la Natura stessa si rifiuta di rispondere a una simile accusa lanciata contro una madre! Mi appello a tutte le madri che sono presenti!». La regina ebbe l’appoggio delle popolane presenti in sala e il processo si fermò per dieci minuti; fu chiaro che in quell’istante l’accusa si era spinta decisamente oltre. Quando Maximilien de Robespierre seppe di questo episodio, maledisse Hébert per aver concesso alla regina il suo “ultimo trionfo pubblico”.
- La mattina del 16 ottobre, Maria Antonietta, alla quale era stato vietato di vestirsi di nero, indossò un abito bianco: nessuno ricordava che, un tempo, il bianco era il colore del lutto per le regine di Francia. Successivamente Charles-Henri Sanson, il boia, dopo averle tagliato i capelli fino alla nuca, le legò le mani dietro la schiena. L’ex-regina fu portata fuori dalla prigione e fatta salire sulla carretta dei condannati a morte; ella sperava di poter godere dello stesso trattamento del marito, ovvero quello di essere condotta sul patibolo in una carrozza coperta, ma purtroppo non fu così e la folla si accanì su di lei ricoprendola d’insulti e minacce. Ridotta ormai all’ombra di se stessa, seduta impettita con le mani legate dietro la schiena, i capelli tagliati rozzamente e uno sguardo immobile e iniettato di sangue: così Jacques-Louis David, a quei tempi giacobino e in seguito pittore di corte di Napoleone Bonaparte, ritrasse la regina in uno schizzo.Arrivata in Place de la Révolution, salì rapidamente i gradini del patibolo. Si racconta che involontariamente pestò un piede del boia, al quale disse: «Pardon, Monsieur. Non l’ho fatto apposta.» e il boia la perdonò. Alle 12.15 la lama cadeva sul suo collo. Il boia prese la testa sanguinante e la mostrò al popolo parigino, che gridò «Viva la Repubblica!».