Duchessa di Bisceglie

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DUCHESSA DI BISCEGLIE

 

Di mediocre statura, gracile in aspetto, di faccia alquanto lunga, il naso ha profilato, aurei i capelli, gli occhi bianchi, la b

occa alquanto grande, candidissimi i denti; la gola schietta e bianca ornata con decente valore, in tutto l’esser suo continuamente allegra e ridente.

Lucrezia descritta da Niccolò Cagnolo da Parma suo contemporaneo

Lucrezia andò a nuove nozze  con Alfonso d’Aragona, figlio illegittimo di Alfonso II di Napoli. Subito si innamorò di lui, un diciassettenne di bell’aspetto e gentile. In passato aveva già sentito parlare di lui dalla stessa sorella, Sancia d’Aragona moglie del fratello Goffredo. I contemporanei poi erano unanimi nel riconoscerlo “l’adolescente più bello che si sia mai visto a Roma”. Dopo il matrimonio Lucrezia e Alfonso vissero felicemente la loro vita espandendo la loro corte con poeti, letterati, principi e cardinali. Sotto la protezione dei duchi di Bisceglie si formò un piccolo partito aragonese che in seguito impensierirà Cesare Borgia. Lucrezia infatti, pur detestando la politica, aveva imparato come muoversi per salvaguardare i propri interessi durante gli intrighi politici e soprattutto aveva compreso le fini strategie del padre che a seconda degli interessi cambiava i suoi modi di agire. Così accadde e quando Cesare Borgia fu promesso a  Charlotte d’Albret, seppur felice per il fratello, comprese sia lei che Alfonso che le alleanze stavano cambiando.

Il Papa provò ad assicurare l’alleanza con Alfonso ma preso dalla paura fuggì rifugiandosi a Genazzano lasciando Lucrezia disperata e incinta di sei mesi. Infuriato, Alessandro VI cacciò la sorella di Alfonso, Sancha, da Roma e mise delle guardie a sorvegliare il Palazzo di Santa Maria in Portico, quando seppe che Alfonso voleva con sé Lucrezia a Genazzaro. Per evitare che i due figli rimasti fossero tentati di raggiungerli, Alessandro VI optò per mandare Goffredo e Lucrezia a Spoleto, nominando quest’ultima governatore del ducato. A Spoleto sia Lucrezia che Goffredo ricevettero una calorosa accoglienza. Differentemente dal fratello, che amava cacciare, Lucrezia si impegnò nel suo compito di governatrice. Un mese dopo il suo arrivo giunse al suo fianco Alfonso, rassicurato dal Papa e come dono gli concesse la città e il territorio di Nepi. Il 14 ottobre Lucrezia tornò a Roma insieme ad Alfonso e Goffredo. La notte del 31 ottobre, Lucrezia dette alla luce un bambino che verrà battezzato Rodrigo d’Aragona.

Il 29 giugno 1500 un violento temporale fece crollare un camino sul tetto del Vaticano che uccise tre persone, mentre il papa riportò lievi ferite. Questo evento spinse Cesare a riflettere e si rese conto che alla morte del padre, la fortuna che aveva ottenuto dalle continue vittorie in Romagna potevano andare perse. Provò ad ottenere il sostegno della Francia e della Repubblica di Venezia che gli è l’ho concessero, mentre non ebbe lo stesso appoggio da Napoli e dalla Spagna, che trovavano un possibile avversario a Cesare nel marito di sua sorella, Alfonso di Aragona.

Misteriosamente una notte del 1500, Alfonso venne aggredito gravemente. Lucrezia e Sancha, si presero cura dell’uomo non lasciandolo mai solo. Credendo Cesare Borgia il responsabile dell’ aggressione verso Alfonso, Lucrezia richiese al padre una scorta armata per sorvegliare la camera del duca. Per paura di un nuovo attentato vennero chiamati dei medici da Napoli e senza riserve preparavano personalmente da mangiare nel timore di un avvelenamento.

Con un inganno, Lucrezia e Sancha vennero allontanate dalla stanza di Alfonso il 18 agosto. Ormai fuori pericolo e in via di guarigione, fu strangolato da Michelotto Corella, sicario personale di Cesare. “La sera stessa – scrive Burcardo – verso la prima ora della notte, il cadavere del duca di Bisceglie fu trasportato nella basilica di San Pietro e deposto nella cappella di Nostra Signora delle Febbri”. Cesare, che inizialmente aveva fatto spargere la voce che erano stati gli Orsini ad ordire l’assassinio, si giustificò con il padre dicendo che il cognato aveva tentato di ucciderlo con un colpo di balestra: mentre Alessandro VI accettò la spiegazione, Lucrezia, disperata per la morte del marito amato, non lo fece.

IL LUTTO

Furiosa con il padre e il fratello, Lucrezia venne lasciata sola a piangere il marito defunto e solo la compagnia di Sancha le portava tranquillità. Subito dopo venne colta da un’altissima febbre con delirio, rifiutando persino di mangiare. A causa del suo ostentato dolore, il padre iniziò a trattarla freddamente.

«Prima, era in grazia del papa madonna Lucrezia sua figlia [la] quale è savia e liberale, ma adesso il papa non l’ama tanto» scrisse l’ambasciatore veneziano Polo Capello

Lucrezia andò a Nepi insieme al piccolo Rodrigo per calmare le acque e ogni possibile astio con il padre e con Cesare.

 «Il motivo di questo viaggio era di cercare qualche consolazione o distrazione dalla commozione che gli aveva causato la morte dell’illustrissimo Alfonso d’Aragona, suo marito» scrisse il Burcardo.

In questo periodo Lucrezia si avvicinò a Vincenzo Giordano, suo confidente e corteggiatore segreto.

UN NUOVO MATRIMONIO

Ritornata a Roma, venne subito chiamata in Vaticano e come se nulla fosse accaduto le proposero un nuovo matrimonio da parte del duca di Gravina.  Lucrezia declinò l’offerta e, come riferisce il cronista veneziano Sanudo, alla domanda del papa sul perché avesse rifiutato lei rispose a gran voce e alla presenza di altre persone «perché i miei mariti sono malcapitati».

“Ben conchiuso pareva alla sua mente solo il destino di una donna negli attributi di signora e di sposa, a capo di una corte, regnante; e pur non pensando a giudicare i suoi e quindi a condannarli, quei Borgia tutti del suo sangue e della sua razza, per la prima volta con la sua coscienza di donna accettava la necessità di abbandonarli: di tradirli, anche.” Bellonci

IL TERZO MATRIMONIO

Lucrezia era entusiasta di entrare a far parte di una delle casate più antiche d’Italia grazie al matrimonio con Alfonso d’Este, figlio di Ercole duca di Ferrara, inconsapevole che quel matrimonio aveva lo scopo di rafforzare il potere di Cesare in Romagna. La grande famiglia Este si oppose con tutto il loro potere facendo resistenza a tele proposta, dovute non solo per la stirpe dei Borgia ma anche alle voci infamanti sul conto di Lucrezia. Per superare queste opposizioni il Papa si impose su Luigi XII, protettore di Ferrara e ricattandolo di aver riconosciuto i diritti dei francesi sul trono di Napoli. Luigi XII fu costretto ad accettare, ma consigliò ad Ercole di vendere caro l’onore del suo casato. Nel luglio 1501, durante le trattative, per dimostrare quanto Lucrezia fosse capace di grandi responsabilità e quindi una degna duchessa d’Este, Alessandro VI le affidò l’amministrazione del Vaticano, mentre egli si recava a Sermoneta. Questa volta fu lei stessa a gestire le trattative matrimoniali e così facendo ricevette anche delle lettere dal duca Ercole. A metà dicembre giunse a Roma la scorta ferrarese che doveva accompagnare la sposa a Ferrara, guidata dal cardinale Ippolito d’Este, fratello di Alfonso. Alla presentazione ufficiale di Lucrezia ai nuovi parenti, essi rimasero sbalorditi e ammaliati dallo splendore della donna. La sera del 30 dicembre 1501 Lucrezia ricevette la benedizione nuziale.

CORTE ESTENSE E UN NUOVO AMORE

Era il 06 gennaio e dopo aver salutato i suoi cari, andò con il padre e suo fratello Cesare in un luogo appartato per un colloquio parlato in dialetto valenciano.  Alessandro VI la esortò a stare tranquilla e a scrivergli per «qualunque cosa» desiderasse, «perché egli [avrebbe fatto], lei assente, molto più di quel che non [avesse] fatto lei presente». Infine, ricevuta l’ultima benedizione dal Papa, Lucrezia partì per Ferrara, mentre su Roma iniziava a nevicare.

Il 31 gennaio, dopo aver attraversato il centro Italia passando anche per Urbino e Bologna, il corteo si fermò a Bentivoglio, nella residenza di villeggiatura degli omonimi signori di Bologna: qui incontrò il suo futuro sposo Alfonso che le venne incontro. Lucrezia incontrò il proprio marito in maniera impeccabile, con dolcezza e gentilezza sorrise al suo futuro marito, donandogli sicurezza su quella scelta obbligata. Dopo due ore di conversazione, la lasciò per precederla a Ferrara. Il 1 febbraio, a Malalbergo, Lucrezia incontrò la cognata, la grande e famosissima, Isabella d’Este con la quale instaurerà un rapporto di segreta conflittualità: entrambe si contenderanno fino alla fine il ruolo di prima donna alla corte estense. A Torre de Fossa  incontrò il duca Ercole, la famiglia Este e la corte ferrarese. Il giorno della purificazione della Vergine (2 febbraio), Lucrezia fece un ingresso regale nella città di Ferrara, con un grande corteo e venne così accolta con gioia da tutti gli abitanti. Dopo un grande ricevimento, Lucrezia si recò nei suoi appartamenti, dove poco dopo la raggiunse Alfonso e, secondo quanto riferì il cancelliere di Isabella al duca di Mantova, quella notte il matrimonio fu consumato tre volte. Al suo arrivo però portò con sé anche la terribile fama di essere al tempo stesso “figlia, moglie e nuora” del papa Alessandro VI.

Alla corte di Ferrara iniziò a circondarsi di compagnie di cui poteva fidarsi creando a volte malumore tra i gentiluomini e  le gentildonne ferraresi. In primavera Lucrezia restò incinta di Alfonso ma la gravidanza si rivelò difficile per diverse cause: Il saccheggio che le truppe di Cesare avevano compiuto a Urbino, città che l’aveva accolta fastosamente poco tempo prima, il ritrovamento nel Tevere del cadavere dell’avvenente diciassettenne Astorre Manfredi signore di Faenza(meglio conosciuto come Astorgio, era figlio di Galeotto Manfredi, signore di Faenza, e di Francesca Bentivoglio), da tempo detenuto a Castel Sant’Angelo per mano di Cesare, misero ancor più in cattiva luce i Borgia.

Le numerose vittorie di guerra di Cesare aumentarono il potere e la fama dei Borgia all’apice e anche Lucrezia ricevette da quel momento più importanza da parte degli Este.  Lucrezia iniziò ad essere chiamata “la duchessa”, occupando posti di rappresentanza. Amante per la cultura e l’arte trasformò la corte ferrarese in un ritrovo di grandi artisti e letterati, tra i quali vi era Ercole Strozzi, con il quale strinse amicizia. Amata dalla famiglia, idolatrata dai poeti di corte, come Strozzi, Bembo e Ariosto, e benvoluta dai sudditi era tutto ciò che desiderava e a Ferrara riuscì a conquistarlo essendo semplicemente se stessa.


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