Morte di Papa Alessandro VI

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MORTE DI PAPA ALESSANDRO VI

A Medelana, Lucrezia ricevette la notizia della morte per malaria (o avvelenamento) di suo padre, Papa Alessandro VI, avvenuta il 18 agosto 1503. Lucrezia si chiuse in un lutto stretto, a cui nessun membro degli Este si associò.

Quando il successore di Alessandro VI (Pio III), fu eletto Papa Giulio II, nemico della famiglia Borgia. Il nuovo pontefice ordinò al Valentino l’immediata restituzione allo Stato Pontificio di tutte le fortezze conquistate in Romagna. Cesare in disappunto rifiutò, appoggiato da sua sorella Lucrezia. La Repubblica di Venezia si schierò a favore del Papa, aiutandolo a riottenere i propri domini, nonostante la loro potenza,  l’esercito di mercenari di Lucrezia riuscì a sconfiggere i veneziani, difendendo Cesena e Imola.

Lucrezia si occupò anche del destino di suo figlio Rodrigo e di Giovanni Borgia, l’Infans Romanus, suo fratellastro (secondo alcuni sarebbe in realtà figlio illegittimo di Lucrezia Borgia e di Pedro Calderón, paggio del Papa). Il duca Ercole era contrario a far arrivare Rodrigo a Ferrara e le consigliò di mandarlo in Spagna ma a Lucrezia la proposta non piaceva e affidò il bambino ai parenti del padre, in modo da poter mantenere tutti i suoi possedimenti napoletani. Giovanni invece andò a Carpi insieme a Girolamo e Camilla, i due figli illegittimi di Cesare che aveva avuto da una dama di compagnia di Lucrezia.

Nonostante tutto gli eventi che stavano segnando la fine dei Borgia, Ercole appoggiò segretamente le azioni di Lucrezia, preferendo che la Romagna continuasse ad essere dominata da diversi piccoli signori piuttosto che dal pontefice o dalla vicina potenza della Repubblica di Venezia. In cambio della libertà, Cesare imprigionato, acconsentì alla restituzione dei territori papali conquistati. Come uomo libero si rifugiò a Napoli, dove però venne arrestato con la complicità di Sancha d’Aragona e Maria Enriquez de Lunadella vedova di Giovanni Borgia (ucciso misteriosamente il 14 giugno 1497), e infine fatto imprigionare in Spagna.

Ercole d’Este,  morì di malattia il 25 gennaio 1505 e il giorno dopo Alfonso fu incoronato duca con al suo fianco la sua sposa. Divenuta duchessa, Lucrezia decise di abbandonare la liaison platonica con Pietro Bembo (con il quale si scambiava poesie e lettere). Nel febbraio 1505, tuttavia, il poeta le dedicò Gli Asolani, un’opera che disquisiva d’amore e poco dopo si recò a Urbino continuando la sua corrispondenza con la duchessa.

Il 19 settembre 1505, a Reggio, Lucrezia partorì un figlio maschio a cui venne dato nome Alessandro, ma morì solo dopo un mese. Lucrezia cadde nello sconforto visto che era la seconda volta che non riusciva a dare un degno erede alla famiglia Este. In quell’occasione il cognato, Francesco Gonzaga, cercò di consolarla promettendole di intervenire per la liberazione di suo fratello. Francesco la invitò quindi nella sua tenuta di Borgoforte e Lucrezia accettò volentieri, l’amicizia tra i due si stava sviluppando in maniera piacevole e rispettosa. Successivamente i due cognati raggiunsero insieme la duchessa Isabella d’Este a Mantova, dove Lucrezia fu costretta dalla cognata a una visione generale di tutte le opere d’arte, dei saloni e delle ricchezze possedute dai Gonzaga, per dimostrarne la superiorità alla duchessa di Ferrara.

Papa Giulio II sconfisse i Bentivoglio intorno al 1506 e così conquistò Bologna. Cesare Borgia nello stesso periodo riuscì a fuggire dalla prigione di Medina del Campo, e si nascose a Navarra e da lì mandò delle lettere alla sorella per cercare aiuto. Lucrezia cercò di tastare la situazione cercando l’appoggi di rilievo, tra cui quello di re Luigi XII, ma ebbe solo riufiuti.

In primavera Alfonso partì per Genova dove si trovava Luigi XII, lasciando a Lucrezia il governo del ducato, cosa già avvenuta nel 1505 anche se all’epoca però la reggenza era stata esercitata anche dal cardinale Ippolito.

Il 20 aprile giunse a Ferrara Juanito Grasica, fedele scudiero del Valentino, che recava la notizia della morte di Cesare Borgia. Alla notizia Lucrezia mostrò «prudenza grande» e il suo «animo costantissimo» dicendo solo: «Quanto più cerco di conformarme con Dio, tanto più me visita de affanni».

In onore del fratello deceduto fece comporre un canto funebre, in cui Cesare era presentato come l’eroe inviato dalla Divina Provvidenza per unificare la penisola italiana.

Nell’estate 1507, Lucrezia rimase incinta e Il 4 aprile 1508 venne alla luce il futuro Ercole II.

Il rapporto di amicizia fra Lucrezia e il cognato Francesco si trasformò in una passione segreta che era conosciuta solo a pochi ( Ercole Strozzi e Pietro Bembo). I rischi di quella relazione erano enormi non solo per il tradimento in sé ma anche per la  rivalità esistente tra il marchese e il duca Alfonso

Lucrezia sperava in un ravvicinamento fra Alfonso e Francesco, così da invitare quest’ultimo a farle visita liberamente, gli inviò una lettera ma venne intercettata. Un piano ben strutturato avrebbe smascherato la loro relazione:attirare il Gonzaga a Ferrara e provare così la sua relazione con la duchessa davanti a tutto il popolo. Il piano non riuscì e Lucrezia, Francesco e lo Strozzi aumentarono le precauzioni, iniziando a bruciare le missive dopo averle lette.

Il 4  e il 6 giugno 1508 venne trovati due cadaveri per Ferrara: sotto i portici della chiesa di San Paolo, don Martino, un giovane prete spagnolo ex cappellano di Cesare (da pochi mesi giunto a Ferrara)e Ercole Strozzi (amico di Lucrezia), trafitto da ventidue coltellate. Nessuno indagò e tutto venne sepolto nella storia. Distrutta dalla violenta morte di uno dei suoi migliori amici, Lucrezia riprese pacatamente la corrispondenza con l’amante, tramite Lorenzo Strozzi, fratello del defunto Ercole.

Nel frattempo, Giulio II, dichiarò guerra a Venezia. A capo dell’esercito papale venne posto Alfonso che, tramite la guerra, intendeva riottenere il Polesine. Anche il marchese di Mantova aderì all’alleanza contro i veneziani. Poiché il marito era in guerra, Lucrezia si occupò di governare il ducato assieme ad un consiglio di dieci cittadini. L’artiglieria pontificia guidata da Alfonso sconfisse i veneziani ad Agnadello, ma il 9 agosto 1509 Francesco Gonzaga venne catturato dai veneziani.

Lucrezia, che il 25 agosto dette alla luce un bambino (il futuro cardinale Ippolito II d’Este), fu l’unica ainteressarsi al cognato Francesco e a preoccuparsi per lui durante la prigionia. Conclusa con successo la campagna militare contro Venezia, Giulio II ribaltò le alleanze dichiarando guerra alla Francia e a Luigi XII. Alfonso si rifiutò e venne scomunicato dal Papa. Francesco Gonzaga, dopo essere stato costretto a mandare suo figlio Federico II di Mantova in ostaggio a Giulio II, venne nominato gonfaloniere della chiesa e posto a capo dell’esercito contro il ducato di Ferrara. D’accordo con la moglie Isabella, il marchese trovò il pretesto per non attaccare il ducato dei cognati.Nel frattempo Alfonso con l’aiuto del contingente francese guidato dal cavaliere Baiardo difese valorosamente Ferrara, sconfiggendo le truppe papali alla bastia di Fosso Geniolo (11 febbraio 1511).

Lucrezia da perfetta castellana non mostrò paura per la situazione e ricevette i suoi difensori vittoriosi con grandi onori, feste e banchetti. Il Baiardo la definì «una perla in questo mondo» aggiungendo che «era bella e buona e dolce e cortese con tutti» e che aveva «reso buoni e grandi servizi» al suo «savio e coraggioso» marito.

Mentre il Papa perdeva Bologna, riconquistata dalla famiglia Bentivoglio, Lucrezia decise di ritirarsi nel convento di San Bernardino per ragioni di salute.

Nel 1512, la morte di Gaston de Foix-Nemours ( duca di Nemours, conte di Étampes e visconte di Narbona) ricordato dalla storia come “Folgore d’Italia”, indussero Luigi XII alla ritirata. Alfonso ormai senza alleati si recò come penitente a Roma. il Papa lo riaccettò sotto la Chiesa Romana e  prontamente gli tolse la scomunica in cambio, avrebbe dovuto liberare i suoi fratelli Giulio e Ferrante e anche di lasciare il ducato di Ferrara al Papa in cambio della contea di Asti. Prima di poter rispondere il duca scappò con l’aiuto di Fabrizio Colonna.

Lucrezia angosciata per il destino del marito ricevette la notizia della morte di suo figlio Rodrigo, avuto dal secondo matrimonio con Alfonso d’Aragona . Nonostante la distanza che li separava Lucrezia amava suo figlio e cercava in tutte le maniere di starci in contatto e sconvolta dalla sua morte si rifugiò a piangelo nel convento di San Bernardino.

Con il ritorno di Alfonso a Ferrara, Lucrezia riprese le forze e un pizzico di felicità tornò in lei. Alla morte di Papa Giulio II, che stava preparando un nuovo attacco contro gli Este, Ferrara esultò. Grazie a Pietro Bembo, segretario particolare di papa Leone X, Ferrara e Mantova si riconciliarono con la Santa Sede.

Al termine dei quattro anni di guerra Lucrezia era molto cambiata: incline alla devozione, aveva iniziato a portare un cilicio sotto le camicie e aveva smesso di indossare vestiti scollati; visitava assiduamente le chiese della città e ascoltava letture religiose durante i pasti; infine si aggregò al terz’ordine francescano al quale fece aderire anche il marchese di Mantova. Tutto questo non le impedì di rallentare il ritmo delle sue gravidanze. Nel 1515 dette alla luce una bambina, battezzata Eleonora, e nel 1516 un bambino chiamato Francesco. Le numerose gravidanze, alternate ad aborti, la indebolirono molto, non alterando però la bellezza che possedeva.

Quando Leone X manifestò intenzioni ostili nei confronti degli Este, Alfonso richiese e ottenne la protezione di re Francesco I di Francia, recandosi alla corte dei Valois assieme a Giovanni Borgia, da tempo sotto la protezione di Lucrezia a Ferrara. Nel frattempo la duchessa fu colpita da vari lutti: nel 1516 morì suo fratello Goffredo, nel 1518 sua madre Vannozza e il 29 marzo 1519 Francesco II Gonzaga. La primavera 1519 fu molto difficile: essendo nuovamente incinta e molto affaticata, Lucrezia passò tutte le giornate a letto.


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