La sua fine

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LA SUA FINE

Il conte Gyórgy Thurzo, è stato colui che ordinò l’inchiesta iniziale contro Erzsébet sulla base di denunce anonime.

“(…) si recò scortato da molti soldati e servi al castello del villaggio di Čachtice. Già all’entrata fu subito persuaso di ciò che gli avevano detto i testimoni. Una ragazza di nome Doricza fu trovata morta dopo essere stata bastonata e torturata, così come anche un’altra ragazza, che era ormai agonizzante. E proprio in questo luogo era in quel momento anche la signora di Nádasdy (N.d.A.: Elisabeth Báthory).”

È stato ipotizzato che la congiura venne ordita dallo stesso Thurzó, divenuto Conte Palatino d’Ungheria nel 1609. Ad approfittarne fu il sovrano d’Ungheria Mattia II, il quale vide nel “processo Báthory” la possibilità di confiscare l’imponente patrimonio della famiglia della Contessa e ridimensionare l’influenza politica della sua famiglia. Fu il re a firmare il decreto di prigionia per la contessa, obbligandola alla fissa dimora in un luogo rinchiuso, per soddisfare le impellenti richieste delle famiglie nobili delle vittime uccise e dissanguate.

Rinchiusa nel castello-prigione di Čachtice, la contessa non poté assistere ai suoi processi che si tennero nella città di Bitcse. Al suo posto, apparvero sul banco degli imputati persone che fino ad allora erano al suo servizio: la nutrice dei figli di Erzsébet, il maggiordomo, la lavandaia del castello e la dama di compagnia. Tra torture e confessioni spontanee la “verità” fu estirpata dalla loro bocca. Le condanne furono decretate. Altre quattro persone, tra cui la fedelissima domestica Ilona Joo e l’amante Laszlo, un esponente della piccola nobiltà locale, furono condannati come suoi complici e torturati con le seguenti sentenze: Fizkco venne decapitato e gettato nel fuoco, Ilona Joo ebbe le dita amputate e fu bruciata viva assieme a Dorka. Katalyna Beniezky, la meno cattiva del gruppo della contessa Bathory, ebbe una condanna mite, perché ella si limitava solamente a nascondere i cadaveri delle fanciulle uccise e a volte cercava di dar loro da mangiare a rischio della sua stessa vita.  La Contessa Erzsébet, ebbe un destino differente. Seppur il popolo e il re l’avrebbero voluta vedere morta, il cugino Thurzo commutò la pena in arresto perpetuo. Fu murata viva in una stanza del suo castello sino alla morte.

Il 18 agosto 1614, Erzsébet scrisse testamento e tre giorni dopo nella solitudine di una piccola stanza morì. Il suo corpo venne deposto nella piccola chiesa di Čachtice e solo dopo un’anno morì anche sua figlia Anna che non lasciò eredi. L’intero patrimonio venne diviso tra il figlio Paul e la famiglia Homonna, cui apparteneva la figlia Katharina.

Esiste una sintetica descrizione degli ultimi istanti di vita della contessa. Ci giungono da un parente del conte Thurzo, il quale apprese la notizia della morte di Elizabeth da un servitore del castello:

“Quella sera la contessa disse al suo servo: Senti come sono fredde le mie mani! E il servo ribatté: Non è niente, mia signora. Andate a coricarvi. Lei andò a letto, prese il cuscino su cui solitamente poggiava il capo, e se lo mise sotto i piedi. Poi si coricò. E spirò in quella stessa notte.”

Erzsébet, la Contessa Sanguinaria però sopravvisse alla morte fisica e continuò a vivere nelle leggende. Il suo pallido volto, divenne nella storia, il viso della donna-vampiro che per mantenere la propria bellezza si immergeva in vasche colme di sangue di  vergini uccise. Il fantasma della bellissima Contessa sanguinaria, si aggira tutt’ora fra le rovine del castello di Čachtice.

Gli atti dei processi: Erzsébet era circondata da servitori che attiravano volontariamente le ragazze con false promesse al castello della ricca Contessa. Gli promettevano un posto di lavoro come domestiche e l’agiatezza di una vita al castello. Le sprovvedute fanciulle si recavano a quelle condizioni sulla “strada di una nuova vita” ma non fecero più ritorno, scomparendo nel nulla.

Magia: La magia e le sue estasi mistiche per Erzsébet erano di fondamentale importanza come in quella del suo avo Zsigmond. I testimoni presenti alle ai suoi rituali hanno sottolineato di aver presieduto a vere estasi mistiche della contessa mentre osservava le torture. Alla morte della vittima faceva seppellire immediatamente il corpo inanime e poi scappava nella propria cappella a pregare per tutta la notte circondandosi di incenso. Non si conosce precisamente il numero delle vittime, ma su i suoi diari emergono 650 nomi trascritti.


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